Discussioni
Se il tempo fosse un gambero
di Tiziana Andina
27.06.2010
La filosofia del Novecento ha posto in evidenza, tra le altre cose, come la Teoria Imitativa formulata da Platone non riesca a risolvere le questioni legate alla ontologia e alla definizione delle opere d'arte. Se l'arte non deve essere innanzitutto imitazione della realtà, come suggeriva Platone, come potremo distingueremo un semplice artefatto da un'opera d'arte? Se qualsiasi artefatto può essere un'opera d'arte, per quale ragione i tantissimi artefatti che troviamo ovunque nel nostro mondo non lo sono?
Se Arthur C. Danto potesse scegliersi un interlocutore con cui discorrere della sua filosofia dell'arte probabilmente si rivolgerebbe a Platone: la teoria rappresentazionale di Danto nasce, infatti, proprio per suggerire una alternativa teorica forte alla Teoria Imitativa che, nel corso del Novecento, ha mostrato per intero le sue insufficienze.
E allora cosa accadrebbe se Danto e Platone s'incontrassero e avessero modo di scambiarsi qualche idea? Probabilmente, più o meno, questo...
"Atene, 427-347 a.C.". È da qualche tempo che Platone non ama più viaggiare, preferi-sce starsene tranquillo, ad Atene, a riflettere sulle sue teorie e a cercare di immaginarsi nuovi esempi per elaborare la prova inconfutabile dell'esistenza del mondo delle idee. Insomma, ha deciso di risparmiare le energie tanto che, ultimamente, declina tutti gli inviti a tenere conferenze nei circoli alla moda del Peloponneso: parla poco, ma pensa e scrive molto.
Gli altri, invece, viaggiano tantissimo avanti e indietro nel tempo. Scorrazzare attraverso il tempo utilizzando una strana macchina era diventato il passatempo più praticato. All'inizio viaggiare era davvero costoso, ma con il passar del tempo il libero mercato aveva reso questi viaggi accessibili a tutte le tasche. E, allora, su e giù avanti e indietro attraverso secoli e galassie. Per il Maestro, che si poteva permettere tutto quello che voleva, non era mai stata una questione di denaro; lui non aveva mai viaggiato per principio, "perché – pensava – ciascuno doveva rimanere nella propria dimensione temporale, senza farsi tentare ad andare di qua e di là, per veder cose che forse non comprenderebbe". Ora però l'abbattimento dei costi e il miglioramento della tecnologia aveva fatto di questi viaggi un affare davvero di massa. Sicché, accadeva di frequente che guardando da una delle finestre della sua piccola casa Platone vedesse passare ragazze in minigonna, ragazzini che parlavano in una bizzarra scatola colorata o che camminavano a ritmo di musica con strani "cosi" nelle orecchie senza che lui, Platone, sentisse il benché minimo suono.
Continua la lettura (non è necessario il reader PDF)
Scarica il file Pdf