1. Comincerei con la tua formazione filosofica. Hai scritto la tua tesi di laurea nel 1971 sulla filosofia del linguaggio di John Austin sotto la direzione di Guido Morpurgo-Tagliabue. Perché hai scelto un autore come Austin, probabilmente allora non molto noto in Italia, e chi ti ha spinto ad andare a Oxford a lavorare sul manoscritto di "How to Do Things with Words"?
Austin non era affatto noto, eccetto che – come scoprii poi – a Padova da Renzo Piovesan. Ma l'idea di fare la tesi su un filosofo recente e poco studiato almeno da noi era deliberata. Magari, anche, un filosofo le cui idee mi sembrassero degne di essere sviluppate. Avevamo Austin nella biblioteca dell'Istituto. Il taglio particolare del suo discorso mi colpì fin dalle prime pagine dei Philosophical Papers, e quando arrivai al terzo saggio, che nell'edizione di allora era "Le altre menti" (quello in cui compaiono gli enunciati performativi), avevo già deciso. Morpurgo accettò di lasciarmi approfondire quest'autore, ma quando gli portai la mia relazione su How to Do Things with Words obiettò alla mia pretesa di aver individuato le tesi centrali che Austin mirava a sostenere, dicendo che nel caso di opere edite postume si può troppo facilmente essere indotti a errori interpretativi. Da ciò l'idea di un viaggio a Oxford per leggere il manoscritto, che la prefazione affermava essere disponibile presso la Bodleian Library.
Interviste
Conversazione con Marina Sbisà
di Claudia Bianchi
22.06.2016
Marina Sbisà, ricercatrice e poi docente all'Università di Trieste dal 1975, vi è ora professore ordinario di Filosofia e Teoria dei linguaggi. Ha condotto ricerche in filosofia del linguaggio, semiotica, analisi del discorso e studi di genere, con particolare attenzione per questioni attinenti alla pragmatica del linguaggio. Ha collaborato con J.O. Urmson all'edizione riveduta di J.L. Austin, How to Do Things with Words, 1975. È stata Visiting Fellow al Magdalen College (Oxford) nel 2006 e professore invitato in Francia presso l'Università di Amiens e il CURAPP (CNRS) nel 2010. Fra le sue opere vi sono i volumi Linguaggio, ragione, interazione, Il Mulino, Bologna 1989 e Detto non detto, Laterza, Roma-Bari 2007, numerosi saggi in italiano e in inglese, e numerose curatele fra cui (con K. Turner) Pragmatics of Speech Actions, de Gruyter, Berlin 2013. È Advisory Editor del Journal of Pragmatics e di Lodz Papers in Pragmatics e membro del comitato editoriale della serie Pragmatics and Beyond (John Benjamins) e di Esercizi Filosofici. È membro del Consultation Board dell'International Pragmatics Association. Svolge attività di referee per diverse riviste internazionali di filosofia, di pragmatica del linguaggio e di linguistica.