1. Professor Rovelli, la ringrazio molto per aver accettato il nostro invito. Vorrei cominciare ponendole una domanda sul ruolo della filosofia nella ricerca scientifica. Nel suo paper «Physics Needs Philosophy. Philosophy Needs Physics» presenta degli argomenti contro chi afferma che la fisica non abbia più bisogno della filosofia. Addirittura, S. Hawking scrisse che «la filosofia è morta» proprio perché le grandi questioni filosofiche sembrerebbero essere ora nelle mani dei fisici. Rispondendo a coloro che la rifiutano, quali contributi può portare la filosofia alle questioni della fisica?
CR: Quelli che ha sempre portato. Cioè per esempio:
– Analisi dei concetti usati nelle teorie fisiche e di eventuali aspetti dubbi o poco chiari di questi (come hanno fatto Hume, Kant, Lebniz e Mach per Newton, mettendo così Einstein sulla buona strada).
–Chiarire il ruolo delle assunzioni alla base della teoria fisica (come ha fatto Mach per la meccanica, aprendo la strada ad Heisenberg).
–Chiarire gli aspetti metodologici e rendendone gli scienziati consapevoli (come hanno fatto per esempio Carnap, Popper, Kuhn, Lakatos, influendo così pesantemente sul modo contemporaneo di fare ricerca).
–Chiarire questioni generali che confondono riguardo a nozioni come esistenza, possibilità (come hanno fatto per esempio Quine, De Finetti, Lewis…).
–Entrare a gamba tesa nell'interpretazione di teorie e delle loro conseguenze (come per esempio ha fatto Putnam aprendo il dibattito sull'eternalismo, e confondendo un po' le acque a dire il vero).
–Chiarire questioni concettualmente sottili (come per esempio ha fatto magistralmente Huw Price con la direzione del tempo. Oppure come è emerso dalla discussione sul significato della causalità da Russell a Cartwright eccetera. Oppure come ha fatto Mauro Dorato su diverse questioni, come per esempio l'esatta relazione fra la visione "scientifica" del mondo e quella "naturale". Tutte idee oggi importanti per mettere in piedi teorie come la gravità quantistica).
–Suggerire prospettive nuove, per esempio riguardo allo spazio e il tempo, oppure la relazione fra fisica e strutture complesse umane (come fa Jenann Ismael…).
Interviste

Conversazione con Carlo Rovelli
di Luca Gasparinetti
30.09.2020
Carlo Rovelli è un fisico teorico, membro dell'Institut universitaire de France e dell'Académie internationale de philosophie des sciences, e responsabile dell'Équipe de gravité quantique del Centre de physique théorique dell'Università di Aix-Marseille. Pensatore di fama mondiale, ha lavorato come post-doc a Roma e Trieste e come professore all'Università di Pittsburgh dal 1990 al 2000, anno in cui si trasferì in Francia. Si occupa non solo di Loop Quantum Gravity Theory, che ha contribuito a sviluppare, ma anche di storia e filosofia della scienza. È membro di centri di ricerca nazionali (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Associazione Italiana di Fisica della Gravitazione e Relatività Generale) e internazionali (American Physical Society, American Society for the Advancement of Science, International Society of General Relativity). È autore di numerosi articoli su riviste internazionali e di diverse opere, tradotte in tutto il mondo, che spaziano dalla fisica alla filosofia, tra le quali: Sette brevi lezioni di fisica (2014) (tradotto in 41 lingue), L'ordine del tempo (2017) e Helgoland (2020). In questa intervista Rovelli parla del concetto di tempo, dell'argomento di McTaggart, della filosofia del tempo e del rapporto di quest'ultima con la fisica.