Letture critiche

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Maurizio Ferraris, Documentalità. Perché è necessario lasciar tracce, Laterza, Roma-Bari, 2009, pp. 429.

di Stefano Vaselli
26.06.2010

L'ontologia sociale è un fertile settore filosofico originatosi da matrici fenomenologiche di primo '900 (prime tra tutte quelle di A. Reinach e di C. Znamierowski), che mira a fornire le condizioni necessarie e sufficienti per l'analisi di concetti come ente sociale, ente istituzionale, aggregato sociale, individuo/persona, agente sociale, ma anche di potere deontico, regola costitutiva, e più in generale, dei fondamenti ontologici delle scienze sociali.

1. Il catalogo del mondo in 11 tesi.

L'ontologia sociale è un fertile settore filosofico originatosi da matrici fenomenologiche di primo '900 (prime tra tutte quelle di A. Reinach e di C. Znamierowski), che mira a fornire le condizioni necessarie e sufficienti per l'analisi di concetti come ente sociale, ente istituzionale, aggregato sociale, individuo/persona, agente sociale, ma anche di potere deontico, regola costitutiva, e più in generale, dei fondamenti ontologici delle scienze sociali.
Dopo aver già pubblicato sul tema che è oggetto del volume qui recensito, numerosi e ricchi contributi, tra monografie, saggi usciti in diverse miscellanee, articoli e altri contributi, Maurizio Ferraris ha finalmente deciso di condensare gran parte di questi scritti in quello che si può considerare a pieno titolo il suo libro più importante, dal momento che, in esso, l'autore ha scelto di esporre in modo assolutamente chiaro, definito – anche se non necessariamente definitivo – la sua teoria filosofica dell'ontologia sociale come una forma di "testualismo debole". Prima di analizzare Documentalità. Perché è necessario lasciare tracce (Roma-Bari, Laterza, 2009, pp. 430) è, quindi, urgente sottolineare come questo volume rappresenti il punto di approdo di un sentiero di ricerca più che decennale nella ricerca di Ferraris, la cui teoria della documentalità, non è solo una tesi di ontologia sociale, ma anche un'ipotesi sulla rilevanza semiotica e antropologica dell'iscrizione e della registrazione. Quest'ultima, nelle sue linee più generali, si presenta come una vera e propria "navigazione cartografica" delle connessioni più intime tra epistemologia sociale e ontologia, e delle loro più profonde differenze.
Ne nasce un percorso analitico su cosa renda l'ontologia la filosofia teoretica di cui è indispensabile riconoscere (e salvaguardare) la priorità concettuale rispetto all'epistemologia, dopo i suoi ultimi due secoli di "oscuramento" come "filosofia prima", e di come sia possibile rinsaldare – idea, questa, per molti versi stupefacente – alcune intuizioni di uno dei filosofi più "continentali" del XX secolo, Jacques Derrida, con un'analisi avente, di contro, alcuni dei suoi insight più importanti nella metodologia concettuale della filosofia analitica. Il testo ha, inoltre, il merito di approdare, nel terzo capitolo della VI Parte, in un lungo e densissimo Epilogo sintetizzante le undici tesi del volume. Senza togliere alcuna sorpresa al lettore, vorremmo partire proprio da questo epilogo, per compiere una navigazione inversa e mostrare, nella sua più profonda struttura, il percorso che permette a Ferraris di dipanare il bandolo di così fitta matassa.

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Numero della rivista
N°02 / APhEx

Parole chiave
Impegno ontologico


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