Letture critiche

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Robert W. Batterman, The Devil in the Details: Asymptotic Reasoning in Explanation, Reduction and Emergence, Oxford University Press, Oxford, 2001, pp. 160.

di Laura Felline
26.06.2010

Data la stretta interconnessione tra matematica e scienze naturali, è naturale comprendere come il successo della metafisica, epistemologia o metodologia della scienza non possa prescindere da un solido resoconto del modo in cui il linguaggio matematico costringe e guida teorie e ricerca scientifiche. Ciononostante, solo recentemente i filosofi della scienza hanno rivolto una adeguata attenzione verso il ruolo che la matematica gioca nella conoscenza scientifica. Il risultato è che la possibilità di fare chiarezza all'interno di molti dibattiti centrali in filosofia della scienza è direttamente proporzionale alla nostra comprensione di come la matematica contribuisce allo sviluppo e alla forma delle scienze empiriche.

Ad essere più ottimisti da questo punto di vista aiuta però la crescente letteratura dedicata al tema della matematica applicata, come ad esempio il dibattito sullo statuto epistemologico di quelle che vengono chiamate spiegazioni matematiche (ossia, spiegazioni che non sono traducibili in linguaggio non matematico senza perdita di potere esplicativo) nelle scienze cognitive (Piccinini 2006) o in biologia (Berger 1998, Baker 2005).
D'altro canto, pare strano che un tale soggetto sia stato sino a molto recentemente sottovalutato in filosofia della fisica, il cui sviluppo e le cui teorie sono legate a doppio filo alla storia e teorie matematiche. Nel caso specifico della fisica contemporanea – altamente astratta e matematizzata, in cui la matematica non è solo un linguaggio potente e predominante, ma spesso l'unico realmente adatto – l'importanza di un'analisi del ruolo del linguaggio matematico nella ricerca scientifica si fa poi cruciale. Forse l'esempio più significativo (e comunque quello più celebre) del pervadere del linguaggio matematico in fisica è rappresentato dalla meccanica quantistica, dove l'inadeguatezza delle tradizionali categorie ontologiche ad adattarsi al comportamento dei quanti ha portato alla strana situazione secondo cui essi vengono attualmente definiti particelle, nonostante manchino di caratteristiche essenziali al concetto stesso di particella. Piuttosto che ricercare un modello visualizzabile o comunque ontologicamente semplice, ma inesatto, del mondo microscopico, la larga maggioranza della comunità scientifica preferisce dunque una rappresentazione matematica astratta, spesso non visualizzabile o non traducibile in termini causali.

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Numero della rivista
N°02 / APhEx

Parole chiave
Filosofia della fisica


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