Poeticamente, è un biglietto per un breve ma coinvolgente viaggio in una scienza (o forse meglio: in un programma di ricerca interdisciplinare) dai confini incerti. Più prosaicamente, è un libro che parla dello studio scientifico della mente. Dovendolo collocare tra gli scaffali di una biblioteca, è bene riporlo tra quelli di filosofia della scienza, piuttosto che tra quelli di filosofia della mente. Mentre quest'ultima infatti guarda alla mente con strumenti e domande tipicamente filosofiche (per lo più metafisiche), formulate con un proprio bagaglio terminologico-concettuale fatto di 'qualia', 'stati intenzionali' e via dicendo (es. Crane 2001), i libri come quello di Datteri mettono sotto scrutinio filosofico (per lo più epistemologico) non già la mente in sé, quanto piuttosto le pratiche scientifiche che studiano la mente e il comportamento. La dicotomia è volutamente un po' esagerata per fini esplicativi: di fatto, è raro che la filosofia sia totalmente disinteressata a quel che la scienza ha da dire sulla mente, e di fatto molti libri di introduzione alla filosofia della mente dedicano ampio spazio a descrivere le pratiche della psicologia, casomai 'metabolizzandole' filosoficamente (questo è particolarmente vero per i manuali più impiegati in Italia: Di Francesco (2002) e Paternoster (2010)). Vale però la pena notare come il libro tralasci volutamente le più classiche domande di interfaccia tra filosofia e scienza della mente, quali ad esempio come affrontare lo studio dell'esperienza cosciente in prima persona, per concentrarsi invece su tematiche prettamente epistemologiche, quali il rapporto tra spiegazione e predizione, i metodi sperimentali di validazione delle ipotesi o le insidie delle osservazioni cariche di teoria.
Letture critiche

Edoardo Datteri, "Che cos'è la scienza cognitiva", Carocci, Roma, 2018, pp. 142
di Marco Viola
01.05.2018