Letture critiche

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Anna Boncompagni, "Wittgenstein. Lo sguardo e il limite", Milano-Udine, Mimesis Edizioni, 2011, pp. 218

di Silvia Lanzetta
28.09.2015

Anna Boncompagni delinea la filosofia di Wittgenstein come sguardo posto sui limiti, inaccessibili alla scienza, del pensabile. La novità di rilievo sta nell'applicazione di questa interpretazione a tutta la filosofia di Wittgenstein al di là delle differenze presenti nelle sue diverse fasi, non solo a quella tractariana. Il testo si suddivide argomentativamente in tre parti: la prima ha come tema il dire e, come riferimento particolare, il Tractatus; la seconda si concentra sul parlare e analizza in modo più specifico le Ricerche; la terza ed ultima parte ci offre i temi che Wittgenstein lega esplicitamente alla visione, e l'autrice si sofferma sia sul Tractatus, sia sugli scritti successivi, rendendo più espliciti i legami tra le varie parti. La prima parte si suddivide in capitoli che trattano il dire nelle sue varie forme: dire come denominare, dire come raffigurare, dire come asserire e altre forme del dire nella sua dimensione prassiologica. I capitoli in cui è divisa la seconda parte presentano il parlare come gioco, come azione, e come vita. Infine, la terza parte, suddivisa in quattro capitoli, tratta del mostrarsi, di volta in volta, della logica, del mondo, dei limiti e del valore. La conclusione del libro chiarisce come lo sguardo della filosofia, per Wittgenstein, giunga alla vita partendo dall'ineffabile.

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