Anna Boncompagni delinea la filosofia di Wittgenstein come sguardo posto sui limiti, inaccessibili alla scienza, del pensabile. La novità di rilievo sta nell'applicazione di questa interpretazione a tutta la filosofia di Wittgenstein al di là delle differenze presenti nelle sue diverse fasi, non solo a quella tractariana. Il testo si suddivide argomentativamente in tre parti: la prima ha come tema il dire e, come riferimento particolare, il Tractatus; la seconda si concentra sul parlare e analizza in modo più specifico le Ricerche; la terza ed ultima parte ci offre i temi che Wittgenstein lega esplicitamente alla visione, e l'autrice si sofferma sia sul Tractatus, sia sugli scritti successivi, rendendo più espliciti i legami tra le varie parti. La prima parte si suddivide in capitoli che trattano il dire nelle sue varie forme: dire come denominare, dire come raffigurare, dire come asserire e altre forme del dire nella sua dimensione prassiologica. I capitoli in cui è divisa la seconda parte presentano il parlare come gioco, come azione, e come vita. Infine, la terza parte, suddivisa in quattro capitoli, tratta del mostrarsi, di volta in volta, della logica, del mondo, dei limiti e del valore. La conclusione del libro chiarisce come lo sguardo della filosofia, per Wittgenstein, giunga alla vita partendo dall'ineffabile.
Letture critiche

Anna Boncompagni, "Wittgenstein. Lo sguardo e il limite", Milano-Udine, Mimesis Edizioni, 2011, pp. 218
di Silvia Lanzetta
28.09.2015