Non è un'esagerazione definirlo come uno dei temi più strategici dell'attuale dibattito culturale tra "mondo laico" (implicante anche il cosiddetto "fronte laicista" come spesso è definito), e "culture confessionali". Stiamo parlando della possibilità, avvertita da taluni come una necessità "razionalmente innegabile" di definire la moralità come una proprietà naturale di quel particolarissimo (e piccolissimo) sottoinsieme del mondo fisico che è la nostra specie, homo sapiens-sapiens. La moralità, dunque, vista come proprietà naturale, come naturalità della specie umana, con la conseguente possibilità di effettuare una fondazione dell'etica in non meglio precisate – o precisabili – strutture fondamentali della "natura" umana o, in ogni caso, biologica. Non serve poi rinviare all'attualità quotidiana delle prese di posizione che, sempre le stesse, identiche, "agenzie pubbliche culturali", nazionali o sovranazionali, di tipo religioso, vanno difendendo e affermando da un po' di anni a questa parte con sempre maggiore insistenza su questo e altri punti, per capire quanta rilevanza abbia ormai assunto questo tema per tutti noi, su questioni come la stabilizzazione normativa delle coppie di fatto, la fecondazione assistita, il testamento biologico, il diritto al controllo delle nascite, ecc.
Letture critiche

Simone Pollo, La morale della natura, Biblioteca essenziale Laterza, Bari-Roma, 2008, pp. 169.
di Stefano Vaselli
06.12.2009