Letture critiche
Massimo Marraffa, La mente in bilico. Le basi filosofiche della scienza cognitiva. Carocci, Roma 2008, pp. 258.
di Mariastella Signoriello
06.12.2009
La mente in bilico di Massimo Marraffa è un'introduzione alla filosofia della scienza cognitiva che affronta, in particolare, il problema della concezione dei processi cognitivi come elaborazioni di informazioni. Questa concezione oggi è a un bivio. La mente, come dice l'autore, è infatti "in bilico". Perché e rispetto a cosa è in bilico la mente? Cosa si deve intendere con questa espressione?
Il testo ha un duplice obiettivo che l'autore raggiunge brillantemente attraverso lo sviluppo di due percorsi: uno storico-concettuale, ossia una strada che ripercorre le "basi filosofiche" della scienza cognitiva, e uno di valutazione circa lo "stato dell'arte" degli attuali studi sulla mente. L'autore descrive la scienza cognitiva come quel "progetto di studio interdisciplinare della mente in generale" che inizia a maturare alla fine degli anni Cinquanta e raggiunge un suo stabile assetto istituzionale ed intellettuale solo verso la fine degli anni Settanta. La scienza cognitiva sostiene che i processi cognitivi siano identificabili con calcolatori che operano su rappresentazioni simboliche, guidate da regole, che ne governano le trasformazioni.
Questa teoria sulla cognizione è ciò che si definisce "scienza cognitiva classica" e trova la sua collocazione filosofica più importante in The Language of Thought (1975) di Jerry Fodor.
Marraffa ritiene inoltre opportuno puntualizzare che lo studio delle elaborazioni di informazione può essere compiuto sia da un calcolatore naturale, quindi biologico, e interessare le ricerche di psicologia e neuroscienza cognitiva; sia da uno artificiale, e di conseguenza coinvolgere le ricerche di intelligenza artificiale.
L'idea secondo cui i processi di elaborazione di informazioni naturali e artificiali sono computazioni su rappresentazioni è la colonna portante della scienza cognitiva e porta, agli inizi degli anni Sessanta, la filosofia della mente ad interrogarsi sulla natura di questa nuova forma di mentalismo.
Da questo quadro si presagisce la motivazione per cui la scienza cognitiva non si presenta come una disciplina, ma come un vero e proprio programma di ricerca che orienta studi in psicologia, linguistica, intelligenza artificiale e neuroscienza.
Le traiettorie seguite da queste discipline costituenti hanno caratterizzato lo sviluppo della scienza cognitiva. L'autore, con estrema precisione, descrive dunque una fase di gestazione del nuovo programma di ricerca sullo studio della mente durante la quale si assiste ad una cooperazione paritaria tra l'intelligenza artificiale, la psicologia e la neuroscienza; a cui segue una fase di maturazione dove l'intelligenza artificiale simbolica diventa egemone ed il calcolatore digitale diviene protagonista per lo studio della cognizione. Ciò comporta un successivo ridimensionamento del ruolo della neuroscienza che durerà fino agli inizi degli anni Ottanta.
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