Letture critiche

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Marina Sbisà, Detto non detto. Le forme della comunicazione implicita, Laterza, Roma - Bari, 2007, pp. 214.

di Lucia Morra
06.12.2009

Tra i molti meriti del libro che Marina Sbisà ha dedicato alla comunicazione implicita e al ruolo che essa riveste nella comprensione c'è quello di essere di estremo interesse non solo per i teorici del linguaggio, cui schiude un'articolata proposta teorica nella quale convergono i risultati di diverse analisi condotte negli anni dall'autrice, ma per chiunque sia immerso in una rete di scambi comunicativi, perché mostra quanto sia necessario e fruttuoso saper analizzare l'implicito che permea la prassi dell'interazione verbale quotidiana. Il libro rende infatti chiaro anche a chi non si sia mai soffermato sulla questione della comunicazione implicita come, per comprendere appieno un testo, occorra padroneggiare non solo ciò che esso dice esplicitamente, ma anche ciò che, con le sue parole, trasmette "silenziosamente" (p. 1), ovvero i suoi presupposti e sottintesi. Sbisà non tratta dei processi psicologici coinvolti in tale abilità, piuttosto investiga i criteri in base ai quali le attribuzioni di senso implicito ai testi possono dirsi legittime, e suggerisce tecniche per riformularli in modo da evidenziare il contenuto e funzione delle loro parti 'in ombra'. Facendosi promotrice di una "cultura dell'implicito" (p. 199) che renda i parlanti in grado di fruire in modo avvertito dell'alone di senso che circonda i testi, Sbisà evidenzia la necessità di un'educazione alla comprensione che insegni a saper esplicitare con raziocinio tale senso inespresso. Il richiamo è di grande attualità, e, di questi tempi, autenticamente sovversivo: saper stanare gli impliciti presenti nelle proprie e altrui comunicazioni aumenta il dominio sulla comunicazione verbale, ottimizza l'acquisizione di informazioni dai testi, rende possibile una loro lettura critica, sottrae al rischio della manipolazione legata all'assorbimento inconsapevole di impliciti. Sono dunque evidenti le ricadute positive che l'affinamento di tale capacità può avere in molti settori, a cominciare dalla fruizione delle comunicazioni di massa. In questo senso, il libro si rivolge in generale a chiunque sia immerso nelle pratiche di comunicazione quotidiana, ma in particolare a chi ha l'opportunità di educare le menti a ragionare: è infatti la scuola il luogo dove la capacità di elaborare gli impliciti, che apre la strada alla piena padronanza dei testi, può (e deve) essere trasmessa e incentivata, dove i cittadini in erba possono essere guidati ad affinare strategie di esplicitazione tese a garantire loro livelli di comunicazione e comprensione più profondi e completi, possono imparare a pretendere dai testi e dalla propria comprensione di essi un'esattezza che rende possibile la ricostruzione di un "senso intersoggettivamente riconoscibile" (p. 199), e, non ultimo, possono essere educati a riconoscere e rispettare la soggettività di chi enuncia un testo, oltreché a dare coerenti motivazioni delle proprie scelte comunicative.

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Numero della rivista
N°01 / APhEx

Parole chiave
Senso


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