Uno degli eventi più importanti, nella storia della filosofia del secolo scorso, fu senza dubbio la pubblicazione, nel 1933, della memoria del logico polacco Alfred Tarski Il concetto di verità nei linguaggi formalizzati. Il dibattito suscitato e gli approfondimenti teorici che ne sono seguiti hanno aperto un filone di ricerca, tuttora assai fecondo, la cui importanza può difficilmente essere sovrastimata. Buona parte di ciò che Tarski ha sostenuto in tale memoria è entrata di diritto nei manuali di logica sui quali tuttora apprendiamo le nozioni semantiche di base. Proprio per questo è sorprendente l'assenza, nella letteratura di lingua italiana, di un testo specificamente dedicato al contributo tarskiano alla riflessione sulla verità, che spieghi perché esso sia stato così importante e in quali approcci contemporanei al suddetto tema sia ancora vivo lo spirito di tale contributo. Il libro di Ciro De Florio La forma della verità (Mimesis, Milano, 2013) viene a colmare questa lacuna. Il testo, che si fa apprezzare per chiarezza espositiva e precisione, non ha un carattere meramente espositivo. In esso si vogliono anche sostenere due tesi sostanziali: 1) la teoria della verità tarskiana, lungi dall'essere filosoficamente "neutra", è una teoria di tipo corrispondentista; 2) le teorie della verità di tipo deflazionista incontrano serie difficoltà; in altre parole, è assai difficile, soprattutto alla luce della riflessione originatasi da Tarski, sostenere che la verità non abbia una propria natura. Si tratta di due tesi differenti e certamente indipendenti, ma non prive di una connessione che De Florio cerca di mettere in evidenza e sulla quale ci soffermeremo più avanti.
Letture critiche

Ciro De Florio, "La forma della verità", Milano, Mimesis, 2013, pp. 222.
di Michele Lubrano
31.01.2015