Dag Prawitz nasce nel 1936 a Stoccolma, dove trascorre l'infanzia e la prima giovinezza. Gli studi universitari iniziano con un soggiorno negli Stati Uniti, dove studia retorica, psicologia e giornalismo, quest'ultima già passione giovanile. Tornato in Svezia, si iscrive alla facoltà di filosofia teoretica di Stoccolma portando avanti gli studi in psicologia e iniziando parallelamente quelli in matematica. Durante gli studi, la figura di riferimento per Prawitz è Anders Wedberg, il quale, sebbene primariamente interessato alla storia della filosofia, aveva delle solide conoscenze in logica, maturate anche grazie ad un soggiorno a Princeton. Ispirato dalla tesi dottorale di Stig Kanger, allora assistente di Wedberg, Prawitz si interessa alla possibilità di implementare su computer la ricerca di prove nella logica del primo ordine. Nel 1961 inizia il percorso dottorale che porterà a termine nel 1965 con la dissertazione "Natural deduction. A proof-theoretic study", presto divenuta un classico. Assume alcuni incarichi accademici temporanei, prima come docent a Stoccolma e Lund, poi come visiting a Stanford. Nel 1971 ottiene la cattedra di filosofia a Oslo che lascerà nel 1977 per tornare a Stoccolma dove è tutt'ora affiliato (dal 2001 come emerito). Il forte impatto avuto dalla tesi dottorale sancisce la celebrità di Prawitz nel panorama logico internazionale. La linea di ricerca più squisitamente formale continua ad essere coltivata nel corso degli anni con una serie di lavori tanto in teoria della dimostrazione quanto ai confini tra questa e l'informatica teorica. L'interesse per quest'ultima disciplina arriverà a comprendere anche l'intelligenza artificiale, sui cui fondamenti Prawitz si concentra a più riprese. Inoltre, a partire dalla fine degli anni '60, una parte consistente della sua produzione è dedicata alla filosofia della logica e del linguaggio così come all'epistemologia. In particolare, Prawitz si è dedicato ad approfondire e chiarire il contenuto filosofico della teoria della dimostrazione, dando un contributo sostanziale al dibattito tra realismo e anti- realismo così come alla questione circa quale sia il concetto di verità più adatto per una concezione costruttiva della matematica. Negli anni più recenti, il tentativo di offrire una spiegazione della dimensione epistemologica dell'inferenza deduttiva, problema con il quale si è già confrontato più volte nel corso degli anni, offre lo spunto per una sintesi e ripensamento di molteplici aspetti del suo pensiero. Il presente profilo si concentrerà esclusivamente sul contributo dato da Prawitz a questi ambiti della ricerca filosofica. Tuttavia, va ricordato che nella sua variegata produzione troviamo anche lavori in altri ambiti della filosofia, tanto teoretica, con alcuni saggi sul concetto di causalità, quanto pratica, con dei lavori sull'utilitarismo e la teoria della decisione. Come direttore del dipartimento di filosofia di Stoccolma dal 1977 al 1987 e membro fondatore e direttore della casa editrice Thales, è una delle figure di riferimento nel panorama filosofico scandinavo della seconda metà del '900 e del nuovo millennio. Il suo lavoro ha avuto un'eco particolarmente forte in Italia, dove a partire dal 1972 Prawitz è stato più volte ospitato sia in occasione di congressi, seminari e cicli di lezioni, che come visiting, a Roma nel 1983 e a Bologna nel 2007.
Profili
Dag Prawitz
di Luca Tranchini
30.01.2014
A partire da considerazioni di natura formale sulla deduzione naturale, Dag Prawitz ha contribuito in modo essenziale a chiarire il carattere primariamente epistemologico della teoria della dimostrazione. Su queste basi Prawitz ha sviluppato una elaborata concezione filosofica dell'inferenza deduttiva, della verità e del significato.