Profili

Michael Dummett

di Enrico Moriconi
28.06.2012

Michael Dummett è stato uno dei più importanti filosofi inglesi del XX secolo. La sua fama è principalmente legata al fatto di aver chiarito, con grande ricchezza di argomentazioni, come il senso della "svolta linguistica", l'operazione che caratterizza la filosofia analitica di tradizione anglosassone, sia da individuare nella posizione centrale occupata dalla filosofia del linguaggio. In estrema sintesi, e assumendo che l'obiettivo della filosofia è l'analisi della struttura del pensiero, il senso della proposta è che tale analisi, tenuta distinta dallo studio del processo psicologico del pensare, vada effettuata attraverso l'analisi del linguaggio. Strettamente connessi con questa indagine di carattere "storiografico", sono i molti e significativi contributi che Dummett ha dato alla filosofia del linguaggio, della logica, della matematica e alla metafisica. Il tratto comune di questi contributi è la condivisione di una concezione anti-realista, basata sull'idea che per comprendere un enunciato (asserito), o asserto, non sia sufficiente sapere come dovrebbe essere fatto il mondo perché l'enunciato sia vero, ma occorra anche occuparsi di che cosa cambia nel mondo per il fatto che un certo enunciato è stato asserito, delle aspettative che quell'asserzione può indurre e, soprattutto, delle evidenze, o giustificazioni, che possono essere addotte a favore o contro ciò che è stato asserito. Il contrasto fra la concezione realista e quella anti-realista può comportare anche la messa in discussione della illimitata validità delle leggi della logica classica, e quindi anche un contrasto fra diversi sistemi di logica.


Scomparso il 27 dicembre 2011, Michael Dummett nasce a Londra il 27 giugno 1925. La sua formazione ebbe luogo a Oxford, dove, in quel periodo, le personalità filosofiche più rilevanti erano G. Ryle e J.L. Austin, e il paradigma dominante era quello della "filosofia del linguaggio ordinario", derivata dal secondo Wittgenstein, quello delle Ricerche filosofiche. Anche Dummett si riteneva wittgensteiniano, ma non fu mai simpatetico con la tesi di fondo di quel paradigma, ossia quella secondo cui i cosiddetti problemi filosofici sarebbero dovuti a fraintendimenti o confusioni linguistiche, soprattutto per la conseguente prescrizione di porre in secondo piano quei problemi per guardare alle parole e al modo in cui vengono usate, senza cercare di elaborare teorie generali sul funzionamento del linguaggio. L'ambiente oxoniense fu comunque importante per la formazione di Dummett: nel 1950, infatti, Austin tradusse Die Grundlagen der Arithmetik (1884) di G. Frege (traduzione cui nel 1952 si sarebbe aggiunto il volume Translations from the Philosophical Writings of Gottlob Frege, a cura di P. Geach e M. Black), opera che sarà determinante per lo sviluppo del pensiero di Dummett. L'interesse generale per la logica e per la matematica sarà poi approfondito da Dummett nell'anno passato a Berkeley (1955), dove insegnava Alfred Tarski e dove egli ebbe modo di incontrare studiosi come D. Davidson, S. Feferman, L. Henkin, R. Montague e Dana S. Scott. Oltre che da Wittgenstein e da Frege, l'opera di Dummett è stata anche influenzata dai matematici intuizionisti L.E.J. Brouwer e A. Heyting, e dal confronto con i logici scandinavi P. Martin-Löf e, soprattutto, D. Prawitz.

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