Profili

John Langshaw Austin

di Federica Berdini, Claudia Bianchi
24.01.2013

John Austin (1911-1960) è stato uno dei filosofi britannici più influenti del suo tempo, per il rigore del pensiero, la personalità straordinaria e il metodo filosofico innovativo. A parere di John Searle Austin era molto amato e molto odiato dai contemporanei – disorientati da un pensiero che sembrava distruggere più che costruire, sfidare l'ortodossia della filosofia tradizionale ma anche dell'allora imperante empirismo logico, senza sostituirvi nessuna confortante nuova ortodossia. L'opera di Austin è tuttavia oggi poco conosciuta e gli elementi di novità della sua riflessione non sufficientemente apprezzati. Costituiscono un'eccezione due risultati, universalmente riconosciuti e celebrati: da un lato la tecnica di analisi filosofica – quella versione della "filosofia linguistica" praticata da Austin con la pazienza, il rigore e il talento di un entomologo; dall'altro la teoria degli atti linguistici. Austin viene ricordato soprattutto per aver evidenziato la dimensione performativa che permea ogni nostro proferimento: con uno slogan diventato famoso, ogni dire è anche un fare. Una tesi con ripercussioni in aree di ricerca molto diverse, dalla filosofia del linguaggio all'etica, dalla filosofia politica al diritto, dalla linguistica alla filosofia femminista. Ci concentreremo qui sui contributi di Austin alla filosofia del linguaggio, ma faremo cenni anche estesi ai suoi contributi in epistemologia e teoria dell'azione, nonché al vivace dibattito che a partire dalla teoria degli atti linguistici si è sviluppato negli anni '60 e '70. Un dibattito che è tornato ad accendersi in tempi recentissimi nelle discussioni su libertà di espressione e censura.


Nato nel 1911, Austin ha un'educazione classica, e si avvicina alla filosofia attraverso lo studio del greco e della filosofia antica, divenendo un profondo conoscitore di Aristotele, oltre che di Leibniz e di Frege.Svolge tutta la propria attività accademica a Oxford, dove dal 1952 al 1960 è White's professor di filosofia morale.Durante la seconda guerra mondiale collabora coi servizi segreti britannici, partecipando all'organizzazione dello sbarco in Normandia. In vita Austin pubblica solo sette articoli: Searle osserva che, per i filosofi oxoniensi dell'epoca, pubblicare era considerato "leggermente volgare", dal momento che a contare erano solo le opinioni dei colleghi di Oxford, con l'eccezione di qualche studioso di Cambridge o di Londra. Le opere di Austin sono dunque pressoché tutte pubblicate postume, e comprendono una raccolta di articoli (Austin [1961]), e due cicli di lezioni ricostruite dai curatori a partire dagli appunti dell'autore: le lezioni di epistemologia e filosofia della mente, a cura di Geoffrey Warnock (Austin [1962a]) e le lezioni dedicate alla teoria degli atti linguistici, le "William James Lectures" tenute a Harvard nel 1955, e pubblicate a cura di James O.Urmson (Austin [1962b]) e per la seconda edizione da Urmson e Marina Sbisà (Austin [1975]).

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