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Suoni

di Alessandra Buccella
18.04.2014

I suoni sono oggetti parecchio "strani". Pensiamo di sapere molto su di loro. Pensiamo ad esempio che li percepiamo, che sono gli unici ed immediati oggetti della nostra percezione uditiva, ma pensiamo anche che essi sono mezzi attraverso cui percepiamo le loro sorgenti. Sembriamo intuitivamente propensi a credere che gli oggetti materiali "possiedono" i suoni e contemporaneamente non accettiamo di buon grado la proposta di vedere i suoni come proprietà di qualcos'altro. Ci sembra di essere d'accordo con l'idea che una persona sorda non può avere esperienza dei suoni (che essi non sono parte del mondo di questa persona) ma allo stesso tempo pensiamo che Beethoven fosse capace di comporre musica perché aveva trovato un modo alternativo di sentire i suoni pur essendo sordo. A scuola, infine, ci hanno insegnato che i suoni sono identici a onde elastiche che si propagano in un medium, che essi sono in questo senso eventi fisici, ma ciononostante sembriamo pensare anche che la "vera essenza" dei suoni dev'essere necessariamente qualcosa in più del loro sostrato fisico. Questo contributo si pone due obiettivi. Da un lato, introdurre le teorie contemporanee più importanti a proposito di che cosa propriamente sono i suoni, e dall'altro spiegare i punti di forza di ciascuna di esse così come evidenziarne i principali problemi.


Se si considera e si cerca di analizzare la percezione uditiva a partire dalle teorie classiche della percezione in generale ("modellate" però quasi sempre e quasi del tutto sulla percezione visiva), non si può evitare di confrontarsi con una delle teorie più controverse: la teoria dei dati sensoriali. Questa teoria, in una versione modificata e adattata opportunamente ai suoni, sembra poter avere una parziale rivincita, e questo per il fatto che un suono non sembra essere semplicemente un modo in cui l'oggetto che lo ha prodotto ci appare, come invece accade per le esperienze visive, per le quali è quasi unanimemente accettato che l'esperienza sia "trasparente". Al contrario, sembra proprio che i suoni siano oggetti distinti dalle loro sorgenti, e tuttavia li percepiamo come in grado di "dirci qualcosa" a proposito di queste ultime. Inoltre, l'estrema fragilità che caratterizza la "vita" di un suono, e cioè la possibilità che un suono ne copra un altro di minor intensità, che esso sia soggetto a cambiamenti anche molto sensibili nelle sue qualità uditive nel tempo della sua durata, che infine sia strettamente dipendente da un medium e altro ancora, rende questi oggetti privi di una "consistenza ontologica" sufficiente (soprattutto dal punto di vista delle proprietà spaziali) per farli essere a pieno titolo parte del mondo degli oggetti reali in cui comunemente ci imbattiamo.

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Numero della rivista
N°09 / APhEx

Parole chiave
Suoni, Eventi, Onde, Perception


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