Nessuno ha dubbi sul fatto che tutto ciò che è presente esista. Per esempio, esiste un oggetto come la biblioteca in cui mi trovo ed esiste un evento come l'irritante conversazione del gruppetto di studenti alle mie spalle. Entrambe le entità sono infatti presenti, anche se non meramente presenti: entrambe hanno occupato momenti passati e occuperanno momenti futuri (ammettendo per ipotesi che la biblioteca non crolli e che la conversazione non cessi appena dopo questo istante) e, in questo senso, possono essere dette, oltre che presenti, anche passate e (per ipotesi) future. Ed esiste lo stesso momento presente, in cui quell'oggetto e quell'evento sono temporalmente ubicati. Ma che dire a proposito delle entità temporali non presenti, cioè meramente passate o meramente future – cioè i momenti passati e quelli futuri, e gli oggetti e gli eventi che, rispettivamente, hanno occupato i primi e occuperanno i secondi ma non occupano il momento presente? Esiste, p.e., il 10 gennaio del 49 a.C.? Ed esistono Cesare e l'attraversamento del Rubicone da lui effettuato in quel giorno? Esiste il 2025? E il primo bambino che nascerà in quell'anno? E il suo primo pianto?
Temi
Ontologia temporale
di Ernesto Graziani
18.04.2014
L'ontologia temporale è la riflessione sullo statuto ontologico delle entità meramente passate o future. In questo contributo intendo chiarire il significato di questa questione, presentare le principali opzioni teoriche che si delineano rispetto ad essa e, concentrandomi sulle due principali teorie contendenti, B-eternismo e presentismo, illustrare gli argomenti più rilevanti formulati a favore dell'una e dell'altra