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Teoria dei giochi

di Gustavo Cevolani
30.06.2014

La teoria dei giochi studia le scelte di individui coinvolti in interazioni strategiche, cioè situazioni – come una partita di scacchi, una contrattazione o una battaglia – nelle quali le decisioni di ogni individuo dipendono almeno in parte dalle decisioni altrui e dalle sue attese circa queste decisioni. Questo contributo presenta le motivazioni e gli strumenti essenziali della teoria "classica" dei giochi, i principali limiti del suo impianto formale e concettuale e una brevissima rassegna dei suoi sviluppi più recenti e delle loro applicazioni nelle scienze sociali.


La teoria dei giochi studia le scelte di individui coinvolti in interazioni strategiche, cioè situazioni – come una partita di scacchi, una contrattazione o una battaglia – nelle quali le decisioni di ogni individuo dipendono almeno in parte dalle decisioni altrui e dalle sue attese circa queste decisioni. Lo scopo della teoria "classica" dei giochi – sviluppata nel solco dell'opera di von Neumann e Morgenstern ([1944]) – è individuare le scelte ottimali di tutti i "giocatori" coinvolti e, di conseguenza, determinare la "soluzione" del gioco, cioè l'esito finale della loro interazione. La teoria dei giochi può quindi essere considerata come una branca della teoria della scelta razionale, che studia quali dovrebbero essere le scelte di un "agente" razionale date le sue attese e le sue preferenze sugli aspetti rilevanti dell'ambiente in cui si trova, incluso il comportamento degli altri agenti. In quanto teoria essenzialmente normativa, la teoria classica dei giochi non si propone di descrivere come di fatto si comportano individui impegnati in interazioni strategiche; ciò non ha però impedito di applicarla con successo a molti problemi interessanti in un gran numero di aree, dall'economia alla biologia alla filosofia politica. Inoltre, il tentativo di analizzare più da vicino il comportamento strategico di individui reali ha portato a sviluppare diverse teorie "non classiche" dei giochi, che correggono, modificano e arricchiscono l'approccio della teoria classica. In questo contributo, presentiamo le motivazioni e le origini della teoria classica dei giochi (paragrafi 2 e 3), i suoi concetti e strumenti essenziali (paragrafi 4 e 5) e i principali limiti del suo impianto formale e concettuale (paragrafo 6). Per motivi di spazio, non possiamo discutere le applicazioni della teoria né accennare alle teorie non classiche dei giochi; il lettore troverà una concisa guida alla letteratura più rilevante nel paragrafo 7, che completa questo contributo.

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