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Traduzione

di Francesca Ervas, Lucia Morra
28.06.2013

Il tema della traduzione è stato centrale in filosofia analitica del linguaggio perché strettamente legato al problema del significato. Lo scopo di questo articolo è quello di presentare e discutere criticamente le principali teorie della traduzione, mostrando le difficoltà a cui sono andate incontro le varie definizioni di traduzione. Da una parte si cercherà di capire perché la definizione di traduzione in base ad altri concetti, come quello di significato o di equivalenza, abbia portato ad esiti paradossali. D'altra parte, si cercherà di mostrare perché questi esiti non siano così drammatici e come invece questa nozione sia utile a chiarire i meccanismi più profondi sottesi alla comprensione del linguaggio e ai fenomeni linguistici sia di tipo semantico che pragmatico.


Ma se è tutto qui il male! Nelle parole! Abbiamo tutti dentro un mondo di cose; ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch'io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé, del mondo com'egli l'ha dentro? Crediamo di intenderci; non ci intendiamo mai! Luigi Pirandello, Sei personaggi in cerca di autore, 1921 La letteratura mostra come le parole possano dar voce ad un mondo che vive in ciascuno… ma in ciascuno a suo modo! Come Pirandello scrive nel saggio Illustratori, attori e traduttori [1908], il riuscire a "comprendere" con le proprie parole le parole altrui, si lega più profondamente al problema della traduzione, inteso non solo nel suo senso più proprio di traduzione da una lingua all'altra, ma anche di una lingua in se stessa (il caso di traduzione endolinguistica, secondo la distinzione proposta in Jakobson 1989). Dare un nuovo significato alle parole, tradurre le parole in altre parole che "dicano meglio" le cose, trasferire le parole in un nuovo contesto, fa parte dell'evoluzione stessa dei linguaggi degli uomini e delle loro società, dell'evoluzione stessa del pensiero umano. I periodi di fervida attività traduttiva che si ripetono, per motivi diversi, nel corso della storia della cultura europea sembrano fare tutt'uno con la storia della civiltà, rispecchiandone i cambiamenti in termini di conoscenze e strutture. Attraverso le traduzioni si scopriva una nuova concezione del mondo, un pensiero diverso o una cultura alternativa. Nonostante questa continua attività di traduzione, ritorna spesso anche il tema dell'incomunicabilità, dell'intraducibilità o dell'incommensurabilità tra linguaggi, culture, sistemi diversi [Ervas 2008a, 2009]. In questo senso, la traduzione è un tema interessante per la filosofia, perché riguarda non solo e non tanto il linguaggio, ma il suo rapporto con il "mondo di cose" che sta al di fuori di noi e in un certo senso, "pirandellianamente", dentro di noi. La filosofia, in particolare, si interroga su che cosa rende possibile tradurre, ovvero sulle stesse condizioni di possibilità della traduzione. Molto è stato scritto su questo tema in passato [Mounin 1963, Steiner 1975, Nergaard 1993], così come in anni più recenti [Gentzler 1993, Nergaard 1995, Agorni 2005], sia in ambito analitico, che in ambito più "continentale", per quanto questa distinzione possa essere valida [Ervas 2003]. In questo tema, ci si occuperà in particolare di come la traduzione sia stata indagata in ambito analitico, attraverso una scelta degli autori e delle posizioni teoriche più significative.

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Numero della rivista
N°08 / APhEx

Parole chiave
Traduzione, Significato, Equivalenza


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