Temi

Autoinganno

di Patrizia Pedrini
31.03.2013

In questo tema viene esplorato il fenomeno dell'autoinganno, che appartiene alla famiglia della cosiddetta "irrazionalità motivata". Ripercorreremo i nodi problematici principali su cui la discussione filosofica si concentra, tra i quali il problema di stabilire se l'autoinganno sia o non sia intenzionale; affronteremo il problema del contenuto motivazionale dell'autoinganno, riassunto dalla domanda "Che cosa vuole chi si autoinganna?"; cercheremo di aggiudicare la questione se l'autoingannato sia davvero convinto della verità di quel che va raccontandosi. Vedremo anche che cos'è che l'autoingannato non sa di sé mentre si autoinganna e analizzeremo come dobbiamo giudicare l'autoinganno in qualità di osservatori esterni.


Ogni uomo ha dei ricordi che racconterebbe solo agli amici. Ha anche cose nella mente che non rivelerebbe nemmeno agli amici, ma solo a se stesso, in segreto. Ma ci sono anche altre cose che un uomo ha paura di rivelare anche a se stesso, e ogni uomo perbene ha un certo numero di cose del genere accantonate nella mente». Così scriveva Fëdor Dostoevskij in una memorabile pagina di Memorie del sottosuolo. Con il consueto acume psicologico e con una magistrale capacità di sintesi, Dostoevskij sta rilevando che spesso gli esseri umani non si raccontano la verità e, altrettanto spesso, al suo posto, si raccontano invece una storia dai risvolti più desiderabili, nonostante le evidenze che le cose non stiano così siano a disposizione, o siano perlomeno facilmente ottenibili. Ecco qua, in nuce, il fenomeno dell'autoinganno. Una varietà di evidenze empirico-sperimentali e cliniche, nonché una gran quantità di contesti ordinari, mostrano che si tratta di un fenomeno relativamente pervasivo, dal quale nessuno è completamente immune, e dal quale la nostra vita quotidiana è spesso pesantemente condizionata.

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