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Teorie dell'Ironia

di Francesco Paolo Gentile
07.10.2012

L'incredibile ricchezza linguistica e cognitiva dell'ironia ha fatto sì che intorno ad essa si stiano indirizzando sforzi comuni di spiegazione multidisciplinare. Dalle più disparate discipline, dalla filosofia del linguaggio all'estetica, dalla pragmatica alle scienze cognitive, si sono levate voci autorevoli che propongono questa o quest'altra teoria dei meccanismi sottesi alla creazione e alla comprensione dell'ironia. In questo saggio si cercherà di fare chiarezza sulle proposte più interessanti in ambito analitico circa la natura e il funzionamento dell'ironia.


Per molto tempo il fenomeno dell'ironia è stato considerato un aspetto secondario nello studio del linguaggio e della comunicazione, da lasciare agli studiosi di retorica o ad esperti di comunicazione. Eppure ci si è accorti negli ultimi anni che la discussione sulla natura dell'ironia può rivestire un ruolo rilevante dal punto di vista prettamente filosofico nel tracciare una linea di demarcazione tra semantica e pragmatica. In questo saggio, si cercherà di comprendere se una teoria delle implicature conversazionali (à la Grice per intenderci) o una teoria degli atti linguistici (speech-act theory) siano sufficientemente attrezzate per spiegare il funzionamento dell'ironia. In secondo luogo, si cercherà di individuare ciò che può allacciare il significato ironico ad elementi sintattici e semantici, e non puramente pragmatici. L'ironia è da sempre considerata un aspetto riconducibile alla categoria per la quale Chomsky [1965] coniò il termine di performance, vale a dire l'uso del linguaggio, ma potrebbe anche non essere così, o almeno non completamente. La conoscenza di aspetti sintattici e semantici necessari per comprendere certi tipi di ironia potrebbe suggerire che, almeno parzialmente, la comprensione dell'ironia richieda una conoscenza tacita di regole, in altre parole, di una sorta di competence.

Ad ogni modo, la creazione e comprensione di un'ironia sono attività basate su capacità e meccanismi cognitivi molto complessi. In questo saggio si intende fornire un'analisi dei concetti e delle teorie che offrono un quadro complessivo del loro funzionamento. In particolare, ci si soffermerà su due teorie principali, la teoria della finzione (pretence) e la teoria ecoica (echoic). Come nota Wilson [2006], entrambe le teorie possono ritenersi neo-griceane, nel senso che si sono sviluppate avendo come modello di riferimento la teoria di Grice. Tuttavia, per ragioni non del tutto diverse, il loro distacco dalla teoria Griceana delle implicature conversazionali è netto. Il punto su cui entrambe le teorie concordano è che l'ironia sia fondamentalmente un fenomeno espressivo, prima ancora che comunicativo. La sostanziale divergenza fra le due teorie ha a che fare col tipo di meccanismi cui esse fanno appello, rispettivamente finzione ed eco. Generalmente, per pretence si intende la messa in atto di una finzione da parte dell'ironista, per esempio la finzione di asserire qualcosa, col fine di rendere saliente l'espressione di una certa prospettiva che l'ironista considera difettiva. Per eco si intende la meta-capacità di un parlante, e di rimando di un interprete, di rappresentare un'altra rappresentazione col fine di esprimere un certo tipo di attitudine, per lo più dissociativa, verso la rappresentazione meta-rappresentata. Verranno affrontati argomenti in favore dell'una o dell'altra teoria, in modo da offrire al lettore gli elementi per decidere quale delle due teorie sia più robusta dal punto di vista esplicativo e da quello descrittivo. La presenza di elementi sintattici e semantici, cui si accennava sopra, può costituire un ottimo test per vedere quale delle due teorie sia meglio attrezzata per renderne conto in maniera appropriata.

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