Il Manifesto del "Nuovo Realismo" di Maurizio Ferraris è uno dei libri più ambiziosi attualmente in circolazione e, al tempo stesso, meno riducibili al progetto architettonico di un sistema filosofico.Ferraris lo scrive sin dall'incipit del testo, quando sottolinea, citando il celebre attacco del ben più noto Manifesto del Partito Comunista di Marx ed Engels, che un manifesto dottrinale deve essere innanzitutto la presa di coscienza della pre-esistenza di un atteggiamento ideale, di un daimon collettivo, di uno "spettro" già presente in tutti coloro che condividano comuni ansie e obbiettivi ideali. In questo caso è il prendere atto, da parte di alcuni programmi di ricerca già avviati, di molti autori e prospettive, di come la storia della filosofia del'900, per lo meno da determinati esiti della cosiddetta svolta linguistica portata dalla filosofia analitica e in epistemologia e, per altri versi, dalla nascita dell'ermeneutica in poi, abbia gradualmente oscurato, fino a considerarlo come filosoficamente obsoleto, obsolescente, o addirittura risolto, se non addirittura banale e privo di interesse, l'intero complesso problematico del realismo e della verità, anzi: il concetto stesso di realtà. A tutto vantaggio, secondo Ferraris, come è possibile vedere nel prosieguo del libro, di una panoplia di teorie antirealiste e relativiste, se non addirittura della disseminazione di una vera e propria involuzione culturale, ormai diffusissima ovunque in occidente: il populismo mediatico. Uno spettro dunque, si aggirerebbe da un po' di tempo per i paesaggi della storia della filosofia. Ma, dal momento che negli spettri – con buona pace degli Swedenborg contemporanei – non ci crede nessuno (o quasi), quella che Ferraris vorrebbe portare alla luce è una concezione filosofica che non è nuova né nella concezione di realtà che intenderebbe presentare – non siamo quindi di fronte ad un'opera di rielaborazione metafisica del concetto di reale – né nella concezione di "realismo".
Temi
Nuovo Realismo
di Stefano Vaselli
24.01.2013
In questo tema si analizzano le teorie che Maurizio Ferraris ha presentato nel volume Manifesto del Nuovo Realismo sotto l'etichetta di "Nuovo Realismo", scegliendo, per comodità e per distinguere la definizione data da Ferraris da altri precedenti utilizzi di questa terminologia, di usare anche l'espressione "NeoRealismo filosofico". Il NeoRealismo filosofico non solo afferma l'esistenza di una realtà indipendente dalla nostra capacità di conoscerla ma tenta di far cortocircuitare questo assioma con la tesi kantiana per cui "i pensieri senza contenuto sono vuoti, le intuizioni senza concetti sono cieche", elaborando una confutazione dei più strambi "fashionable nonsense" delle filosofie postmoderne e, più in generale, di ogni forma di relativismo ontologico ed epistemologico. Queste ultime (ma in verità anche quelle di autori non ancora postmoderni come Nietzsche) sono colpevoli, a parere di Ferraris, di avere smarrito il senso più "illuministico" e la vocazione alla "parresia" della critica filosofica più autentica e genuina. Tuttavia mentre in Documentalità Ferraris affermava senza esitazioni che nel realismo occorre distinguere e separare nettamente il piano della realtà da quello della verità, nel Manifesto, tale distinzione viene omessa o non ulteriormente articolata.