Il 'parlare di proprietà' è un fenomeno estremamente pervasivo e basta una rapida scorsa alle nostre pratiche linguistiche quotidiane per rendersene conto: descriviamo ciò che ci circonda ("Questo foglio è bianco"), registriamo cambiamenti ("Marco è diventato calvo"), facciamo previ-sioni ("L'umidità dell'aria farà aumentare la temperatura percepita"), impartiamo ordini ("Se vedi rosso, fermati!"), esprimiamo propositi ("Farò una dieta per essere meno pesante") e così via in una casistica sterminata. Non solo. Spesso i molteplici individui che popolano il mondo presentano delle caratteristiche talmente simili ed omogenee da indurci a parlare di proprietà identiche aventi porta-tori distinti.Dalle romantiche comparazioni del tipo "I tuoi capelli hanno lo stesso colore del grano", alle ben più austere comunicazioni scientifiche come "La massa di queste particelle è esattamente la stessa", il nostro linguaggio sembrerebbe registrare l'esistenza di quelle entità ricorrenti che la tradizione filosofica ha battezzato col termine 'universali', ossia quelle caratteristiche (possedute dagli oggetti) che sembrano godere di un grande privilegio metafisico: il dono dell'ubiquità. Tuttavia l'esistenza di proprietà, e tanto più la loro natura universale, sono al centro di un dibattito che arrovella i filosofi di ogni tempo e che vede confrontarsi due principali famiglie di strategie risolutive: quella dei nominalisti, dedita alla strenua resistenza contro la postulazione di proprietà, e quella degli universalisti che invece difende a spada tratta l'esistenza di universali. Vedremo tuttavia che le opzioni disponibili sono molto più variegate di quanto questa prima formulazione possa far ipotizzare: non solo infatti vi sono forme di nominalismo e di universalismo più o meno moderate, ma esiste anche una soluzione chiamata 'particolarismo' che oggigiorno prende sempre più piede e che si configura come una teoria ibrida. In quanto segue tracceremo, senza alcuna pretesa di completezza, un quadro generale di tali costellazioni teoriche mettendo a fuoco alcuni dei principali argomenti pro e contra ciascuna di esse.
Temi
La disputa nominalisti-universalisti
di Francesco F. Calemi
08.12.2009
Gli enti che popolano il mondo devono essere molti ed in qualche modo uno. È questa la tensione teoretica fondamentale che dà luogo ad uno dei più annosi e nondimeno più attuali dibattiti filosofici: il problema degli universali. Da Platone a Quine, attraverso Tommaso d'Aquino, Galilei e Russell – solo per nominare alcuni casi rappresentativi –, il problema degli universali ha avuto grande rilevanza per questioni riguardanti l'epistemologia, la teologia, la scienza, la matematica e la semantica. Il presente lavoro intende essere espositivo e focalizzerà l'attenzione sul nucleo problematico principale, ossia su come sia possibile, se lo è, che enti numericamente differenti abbiano una natura qualitativa identica. In quanto segue passeremo in rassegna le soluzioni più eminenti, ossia l'universalismo, il nominalismo ed il particolarismo, vagliando per ciascuna di esse i relativi pro e contra.