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Riferimento plurale

di Aldo Frigerio
18.06.2012

In filosofia del linguaggio il riferimento plurale ha ricevuto un'attenzione molto minore rispetto a quello singolare. In questo articolo viene avanzata l'ipotesi che ciò sia almeno in parte dovuto alla classica interpretazione dei predicati come funzioni da oggetti a valori di verità. Poiché funzioni di questo tipo possono accettare solo argomenti singolari, ciò ha portato o a una scarsa attenzione nei confronti del riferimento plurale o addirittura al tentativo di ridurlo a quello singolare. Due sono gli obiettivi di questo saggio: il primo è quello di mostrare che i tentativi di ridurre il riferimento plurale a quello singolare falliscono, il secondo quello di abbozzare una teoria della predicazione alternativa a quella tradizionale che sia compatibile con il riferimento plurale.


Quando in filosofia del linguaggio viene trattato il problema del riferimento, di solito vengono proposte analisi semantiche relative ai nomi propri, alle descrizioni definite e agli indicali singolari. Tuttavia nella maggior parte delle lingue naturali esistono anche quelle che sembrano essere espressioni di riferimento plurale: descrizioni definite plurali, come "i figli di Giovanni", indicali plurali come "loro" o "questi libri" e, forse, anche nomi propri plurali come "Le Eolie" o "Le Pleiadi".

È innegabile che queste espressioni hanno ricevuto da parte degli studiosi un'attenzione molto minore rispetto a quella riservata alle corrispondenti espressioni singolari. Sulle ragioni di questa sproporzione si può fare più di una congettura. Qui ne avanzerò una interna alla teoria semantica, così come si è sviluppata da Frege in avanti. Come è noto, secondo Frege i predicati denotano funzioni da oggetti a valori di verità. La funzione matematica può accettare come input un singolo oggetto e dare come output ancora un singolo oggetto. Di conseguenza, in questa cornice teorica i predicati possono saldarsi solo con espressioni referenziali singolari. In effetti, all'interno del programma fregeano i sintagmi nominali (SN) sono trattati o come espressioni denotanti singoli oggetti (nomi propri, descrizioni definite singolari, indicali singolari) o come espressioni quantificate: non c'è posto per le espressioni referenziali plurali. Per costituire enunciati, i predicati possono essere o saturati da un oggetto o la loro variabile può essere vincolata da un quantificatore. Non sembra possibile una terza via. Poiché la teoria semantica successiva è stata fortemente influenzata dalla teoria fregeana della predi-cazione, è naturale che il riferimento plurale venisse lasciato sullo sfondo.

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