Temi
18.04.2014
- Saggi
- Ontologia temporale
di Ernesto Graziani
L'ontologia temporale è la riflessione sullo statuto ontologico delle entità meramente passate o future. In questo contributo intendo chiarire il significato di questa questione, presentare le principali opzioni teoriche che si delineano rispetto ad essa e, concentrandomi sulle due principali teorie contendenti, B-eternismo e presentismo, illustrare gli argomenti più rilevanti formulati a favore dell'una e dell'altra
18.04.2014
- Saggi
- L'imperscrutabilità del riferimento
di Francesco Gallina
Le intuizioni preanalitiche che guidano le nostre pratiche linguistiche, insieme ad alcune teorie semantiche, ci inducono a ritenere che le particelle sub-enunciative dotate di portata referenziale intrattengano relazioni del tutto definite con gli oggetti che popolano il mondo. In particolare, un qualsiasi termine, sia esso un nome o un predicato, si riferisce solo e soltanto alla propria denotazione o agli elementi della propria estensione. Ciò nonostante alcuni filosofi hanno avanzato diverse argomentazioni per sostenere che la nozione di riferimento risulta indeterminata, in quanto, secondo costoro, non sussiste nessun vincolo strettamente extralinguistico o extraconcettuale utile a stabilire le denotazioni dei nomi e le estensioni dei predicati. Il presente contributo intende illustrare due delle principali strategie argomentative a sostegno della tesi dell'imperscrutabilità del riferimento, per poi esibire alcune critiche a cui può essere soggetto l'approccio in questione. Inoltre verranno presentate le principali implicazioni ontologiche, metafisiche ed epistemologiche che derivano dall'assunzione dell'imperscrutabilità del riferimento.
22.01.2014
- Saggi
- Nominalismo in filosofia della matematica
di Matteo Plebani
Il Nominalismo è la tesi che non esistono entità astratte. Numeri, insiemi ed altri oggetti matematici sono solitamente considerati casi esemplari di entità astratte. Per i nominalisti si pone quindi il problema di chiarire in cosa consista il valore della matematica una volta ammesso che gli oggetti di cui la matematica sembra trattare non esistono.
06.01.2014
- Saggi
- Teoria degli automi per i linguaggi formali
di Alessandro Aldini
Lo studio dei meccanismi del cervello umano deputati alla comprensione del linguaggio naturale, l'analisi del sequenziamento del genoma umano, la necessità per un calcolatore di interpretare un insieme di comandi. Sono situazioni apparentemente lontane tra loro, ma accomunate da uno stesso problema, ovvero l'esigenza di descrivere proprietà di sequenze di simboli, che possono rappresentare vocaboli, molecole, istruzioni di un linguaggio di programmazione e altro ancora. In questo ambito, il Novecento è stato teatro di studi complementari che hanno dato origine alla teoria dei linguaggi formali, come nel caso delle grammatiche di Chomsky, e degli automi riconoscitori, come nel caso delle macchine astratte di Kleene e di Turing. L'obiettivo di questo lavoro è introdurre in chiave storica, critica e scientifica gli elementi fondazionali della teoria degli automi riconoscitori di linguaggi formali.
05.01.2014
- Saggi
- Il paradosso della finzione
di Michele Paolini Paoletti
Il paradosso della finzione è un paradosso molto discusso in estetica e, in misura minore, in ontologia della finzione. Esso manifesta una contraddizione nelle nostre reazioni emotive alle opere di finzione. Tale contraddizione è sia epistemica, che metafisica. In questo intervento, offrirò anzitutto tre formulazioni del paradosso: due formulazioni epistemiche ed una metafisica. In secondo luogo, esaminerò dettagliatamente e criticamente alcune soluzioni. Le soluzioni principali sono connesse alla "pretense theory" ed alle "quasi-emozioni", alla "suspension" e alla "disbelief theory", alla "thought theory". Si potrà concludere, da ultimo, che le maggiori difficoltà per ciascuna soluzione si presentano sul versante metafisico, cioè proprio sul versante che è stato indagato in misura minore nel rispondere al paradosso della finzione.
04.01.2014
- Saggi
- Il fine della credenza
di Davide Fassio
Molti filosofi hanno sostenuto che la credenza abbia uno scopo o un fine, tradizionalmente identificato con la verità. Con tale espressione essi intendono designare una determinata proprietà costitutiva della credenza caratterizzante la peculiare relazione tra questo tipo di stato mentale e la verità. Tale proprietà sarebbe in grado di distinguere le credenze da altri tipi di stato mentale e di spiegare una serie di altre caratteristiche delle credenze quali, per esempio, l'impossibilità di credere arbitrariamente ciò che si vuole e l'assurdità nell'asserire enunciati cosiddetti Mooreani, come "credo che stia piovendo ma non sta piovendo". Nel presente contributo propongo una presentazione e una discussione della tesi secondo cui la credenza avrebbe un fine. Considero dapprima la tesi per cui la credenza avrebbe come fine la verità. Introduco le principali caratteristiche attribuite a questa presunta proprietà, presento vari aspetti della credenza che essa è supposta spiegare e considero le differenze tra questa e altre proprietà della credenza che pongono in relazione tale tipo di stato mentale con la verità. Introduco poi diverse interpretazioni della tesi per cui la credenza avrebbe come fine la verità. Infine presento le linee principali del dibattito tra chi sostiene che il fine della credenza sia la verità e chi invece sostiene che esso sia la conoscenza.
27.09.2013
- Saggi
- La critica etica dell'arte
di Andrea Sauchelli
Alcune opere d'arte manifestano (o suggeriscono di assumere) prospettive morali dubbie e, in certi casi, chiaramente deprecabili. Ad esempio, il documentario propagandista Il Trionfo della Volontà di Leni Riefensthal esprime (e cerca di evocare) ammirazione nei confronti di Adolf Hitler. Nonostante ciò, Il Trionfo della Volontà è considerato un capolavoro nel genere dei documentari. Questo e molti altri esempi simili suggeriscono le seguenti domande: É possibile considerare un'opera d'arte un capolavoro artistico e, allo stesso tempo, un esempio di immoralità? La valutazione morale di un'opera d'arte influisce o dovrebbe influire sulla valutazione artistica dell'opera?
26.09.2013
- Saggi
- Cognizione incorporata
di Silvano Zipoli Caiani
L'idea che la cognizione sia una forma di elaborazione simbolica, indipendente rispetto alle proprietà del supporto materiale che la implementa, ha dominato lo sviluppo iniziale delle scienze cognitive. Oggi una parte della comunità scientifica e filosofica ritiene che questa prospettiva sia insufficiente o sbagliata, e che le caratteristiche morfologiche e dinamiche del corpo svolgano un ruolo peculiare nella genesi e nello sviluppo dei processi cognitivi. Da qui prendono le mosse una serie di proposte teoriche raccolte sotto la generale etichetta di Embodied Cognition. Scopo di questo contributo è delinearne un panorama.
22.09.2013
- Saggi
- Concetti lessicali
di Luca Gasparri
Qual è la realizzazione mentale della conoscenza dei significati delle parole? La nostra capacità di usare le parole di un linguaggio dipende dal fatto che disponiamo di concetti lessicali dedicati alla rappresentazione del loro significato oppure è un prodotto di altri fattori, come la nostra conoscenza enciclopedica e le nostre abilità di categorizzazione non linguistica? L'articolo presenta alcune delle principali risposte che filosofi del linguaggio, linguisti e psicologi hanno dato a questa domanda, discute criticamente i loro argomenti chiave, e traccia un bilancio del dibattito attuale sull'argomento.
22.09.2013
- Saggi
- Filosofia analitica del cinema
di Enrico Terrone
La filosofia analitica del cinema nasce e si sviluppa principalmente nel campo dell'estetica, ma finisce per riguardare anche altri ambiti filosofici. Il cinema è infatti un fenomeno culturale che, al pari del linguaggio, può sì dar vita a opere d'arte, ma non è circoscrivibile nel dominio dell'arte: non è riducibile a una forma d'arte. Nel testo che segue presenterò dunque il dibattito contemporaneo sul cinema approfondendo alcune questioni che risultano preliminari rispetto alla questione estetica: la questione ontologica (che modo di esistenza hanno i film?); la questione della definizione (quali sono le proprietà essenziali dei film?); la questione semantica (in che modo i film rappresentano?); la questione pragmatica (per quali scopi i film sono usati?).
28.06.2013
- Saggi
- Traduzione
di Francesca Ervas, Lucia Morra
Il tema della traduzione è stato centrale in filosofia analitica del linguaggio perché strettamente legato al problema del significato. Lo scopo di questo articolo è quello di presentare e discutere criticamente le principali teorie della traduzione, mostrando le difficoltà a cui sono andate incontro le varie definizioni di traduzione. Da una parte si cercherà di capire perché la definizione di traduzione in base ad altri concetti, come quello di significato o di equivalenza, abbia portato ad esiti paradossali. D'altra parte, si cercherà di mostrare perché questi esiti non siano così drammatici e come invece questa nozione sia utile a chiarire i meccanismi più profondi sottesi alla comprensione del linguaggio e ai fenomeni linguistici sia di tipo semantico che pragmatico.
28.06.2013
- Saggi
- Il test della falsa credenza
di Marco Fenici
La ricerca empirica nelle scienze cognitive può essere di supporto all'indagine filosofica sullo statuto ontologico e epistemologico dei concetti mentali, ed in particolare del concetto di credenza. Da oltre trent'anni gli psicologi utilizzano il test della falsa credenza per valutare la capacità dei bambini di attribuire stati mentali a se stessi e a agli altri. Tuttavia non è stato ancora pienamente compreso né quali requisiti cognitivi siano necessari per passare il test né quale sia il loro sviluppo. In questo articolo analizzo l'impatto della funzione esecutiva e delle abilità linguistiche per la capacità di passare il test della falsa credenza. Suggerisco che tale abilità dipende dall'acquisizione di un nuovo formato rappresentazionale per codificare la falsità degli stati mentali altrui. I dati in nostro possesso non permettono tuttavia di precisare la natura di tale formato.
18.06.2013
- Saggi
- Descrizioni definite
di Massimiliano Vignolo
Questo tema è una esposizione introduttiva della nozione di descrizione definita che si pose all'attenzione di filosofi e linguisti a partire dalla pubblicazione dell'articolo di Bertrand Russell intitolato "On Denoting" nel 1905. L'esposizione verte principalmente sulla semantica delle descrizioni definite. Dopo la presentazione della teoria russelliana e il modo in cui essa è oggigiorno recepita in termini di quantificatori ristretti, sono discusse le principali obiezioni che sono state mosse contro la teoria russelliana e per ultima è discussa la teoria contestualista delle descrizioni definite.
17.06.2013
- Saggi
- Il Disaccordo
di Michele Palmira
Il fenomeno del disaccordo è al centro di dibattiti sia in filosofia del linguaggio che in epistemologia, sebbene per ragioni differenti. In filosofia del linguaggio, il disaccordo è al centro del dibattito tra contestualismo e relativismo. Secondo alcuni filosofi solo una relativizzazione radicale della verità può spiegare il disaccordo in aree di inclinazione. In epistemologia, invece, l'attenzione è spostata sul problema di come reagire di fronte ad una situazione di disaccordo in cui il nostro antagonista ha le nostre stesse informazioni ed abilità di giudizio riguardo al problema in questione. Alcuni filosofi ritengono che in situazioni del genere dovremmo abbandonare le nostre opinioni; altri, invece, sostengono che sia razionale persistere nel disaccordo. Lo scopo del presente articolo è offrire un resoconto dei rispettivi dibattiti analizzando gli argomenti a favore e contro le posizioni più interessanti su questi due problemi che emergono dalla letteratura contemporanea.
31.03.2013
- Saggi
- Narrazioni processuali
di Giovanni Tuzet
Il saggio chiede quale sia il contributo delle narrazioni processuali alla giustizia intesa come corretta applicazione del diritto e se le narrazioni dei soggetti processuali siano (più) simili alle narrazioni letterarie, a quelle storiche, o a resoconti scientifici. Date le somiglianze e le differenze fra tali narrazioni e resoconti, il saggio sostiene che è scorretto equiparare le narrazioni processuali a un altro genere di narrazioni: è un genere peculiare di narrazioni, irriducibile ad altri.