Letture critiche

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Giuliano Torrengo, I viaggi nel tempo. Una guida filosofica, Roma-Bari, Editori Laterza, 2011, pp. 178

di Vincenzo Fano, Giovanni Macchia
20.06.2012

Nel 1976, uno dei più importanti filosofi della seconda metà del ventesimo secolo, l'americano David Lewis, esordisce in un suo famoso articolo con questa considerazione: «Il viaggio nel tempo, io sostengo, è possibile. I paradossi del viaggio nel tempo sono stranezze, non impossibilità» (Lewis 1976, p. 145). Alla fine degli anni Ottanta, il fisico teorico statunitense Kip Thorne, uno dei maggiori esperti mondiali delle implicazioni astrofisiche della relatività generale einsteiniana, in una serie di lavori insieme ad altri colleghi, giunge a sostenere che in base alle attuali leggi fisiche non c'è nulla che a priori vieti la realizzabilità di viaggi nel tempo (a parte le notevoli difficoltà pratiche, ovviamente) in alcuni particolari spazitempo: «Sembrerebbe che se civiltà avanzate possano costruire multipli spazitempo wormhole[…], allora tali civiltà potrebbero usarli per viaggi all'indietro nel tempo» (Morris e Thorne 1988, p. 407).

Grazie alla levatura di questi studiosi, i viaggi nel tempo hanno così guadagnato un doppio credito su due "sponde" diverse ma certo complementari e interconnesse: sulla sponda della possibilità logica, grazie all'approccio più filosofico di Lewis, su quella della possibilità fisica, grazie all'approccio più fisico-matematico di Thorne.

Inutile però dire che questi lavori non hanno certo fornito alcuna risposta definitiva a favore della possibilità dei viaggi nel tempo, del resto l'argomento è troppo ricco, complesso, in un certo senso persino delicato, e soprattutto per ora intrinsecamente speculativo, per essere vicini a certezze controllabili. Ma certo i due studiosi hanno dato un contributo notevole all'analisi di questo affascinante argomento, e ancor più hanno contribuito a vivacizzare, elevare e ampliare il dibattito che si è così gradualmente imposto, in queste ultime due decadi, all'attenzione di importanti filosofi e fisici nelle loro diverse aree di specializzazione. Tanto per darne un'idea: fra i fisici vi sono stati interventi di studiosi di relatività, di meccanica quantistica, gravità quantistica, teoria delle stringhe; fra i filosofi, contributi di metafisici, filosofi della fisica, filosofi del tempo. Intendiamoci: non che questi differenti dibattiti si svolgano necessariamente a compartimenti stagni, ma anche nella trasversalità interdisciplinare spesso non riescono a eludere quella loro identità di prospettiva, per così dire, che li rende settoriali e quindi a rischio di insuccesso in termini di risultati realmente generali. D'altronde è normale che anche lo studio dei viaggi nel tempo erediti quella convivenza talvolta forzata talvolta feconda fra le differenti Weltanschauungen che intimamente costituiscono, in termini ben più generali, la fisica e la filosofia stesse.

Resta comunque che, ormai da qualche anno, possiamo legittimamente – e con piacere!, almeno per chi scrive – dire che il tema dei viaggi nel tempo, partito com'è noto da un ambito essenzialmente artistico-letterario soggetto alle sole "leggi della fantasia", si è via via guadagnato anche la dignità di più rigorosi e ardui studi filosofici e fisico-matematici, raggiungendo così una sorta di completezza d'indagine multidisciplinare che lo ha reso un campo di ricerca, in senso lato ma a tutti gli effetti, scientifico.

La domanda cruciale, che oggi possiamo porci, può allora essere di questo tipo: qual è il grado di consistenza logica, di possibilità metafisica e di possibilità fisica (si badi, non di possibilità tecnologica, che è altra cosa) dei viaggi nel tempo?

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