Achille C. Varzi, Claudio Calosi, Le tribolazioni del filosofare, Laterza, Roma – Bari, pp. 269.

Abstract

With an ironical, exuberant and almost goliardic “divertissement” the authors of «Le Tribolazioni del Filosofare» announces to have «discovered, compiled, edited and commented» from an original text by an anonymous medieval poet (dressing their inventio retorica up with a sort of “comedy of art” style) this philosophical poem, originally written in dantesque tercets. So, Achille Varzi and Claudio Calosi’s book is a magnificent and very pleasant – never simply caricatural -fresco of more than 2800 years of history of western philosophy, this latter interpreted as the poetical narration of a long gallery of characters – philosophers and their schools – with all their theoretical idiosyncrasies, aversions, intolerances and peculiarities. The “invention retorica” clearly refers to the more famous “orationes obliquae” or “meta-narration” of J. L. Borges, Umberto Eco, or to the Manuscript trouvé à Saragosse by J. Potocky, and the same title of the work refers to the dantean “Comedia”. On the other hand, the famous dantean work doesn’t represent only a literary pretext in poetical form, but it furnishes an ambitious and very wise attempt to reconstruct and to reenact the intimate interconnection between every single philosophical theory and each other in all its nature of aporia. So, Varzi and Calosi individuate in a sort of dantesque infernal punishment of any respective philosopher, punishment which is eternalizing in a a-temporal and unchangeable “state of affairs” (in the wittgensteinian sense of the syntagma), conveniently opposed and correlated each with the others, the rhetorical and narrative mechanism to describe the path and the route of the philosophical adventure of historicistic view of history of philosophy, with all its cyclical flashback and – not less infrequent or rhapsodic – flashforward.

Le «Tribolazioni del Filosofare», che con un non troppo goliardico divertissement, Achille Varzi e Claudio Calosi ritengono di aver “scoperte, redatte e commentate” da un testo originale di un poeta medievale, mascherando così con non poca commedia dell’arte la loro inventio retorica, (la quale rinvia a Umberto Eco, a J. L. Borges, al J. Potocki, del «Manuscrit trouvé à Saragosse» e a tutti gli scrittori classici che hanno ispirato questi a loro volta, classici, autori) è un affresco grandioso, divertente e mai semplicemente caricaturale di 2800 anni di storia della filosofia. Il rinvio del titolo, ovviamente, è quello alla Comedia dantesca, che però come canovaccio-struttura – e questa non è una semplice avvertenza alla lettrice o al lettore – non rappresenta solo un pretesto letterario di forma poetica, ma molto, molto di più, finendo per rappresentare il tentativo ambizioso e sapiente, di ricostruirne la completa estensione aporetica, come un’intrecciata interconnessione di reticoli problematici – e quale migliore “inventio poetica” della pena infernale, che immortala nello “state of affairs” eterno e immutabile del contrappasso al di là del mutare della storia delle tesi fondamentali della filosofia occidentale (e non solo) dai Presocratici ad oggi, ponendole in contrapposizione e correlazione tra loro? E se il lettore, come scrivevamo, è abituato – sia nel senso quotidiano che humeano del termine “habit” – a studiare e a meditare il contenuto dei saperi filosofici di cui, con arguzia letteraria, Varzi e Calosi, vanno narrando lo “stato di dannazione”, e a insegnarlo secondo i dettami ormai innervati nella più oscura profondità delle consuetudini accademiche e scolastiche italiane – quelle per cui la filosofia riposa sulla storia della filosofia – leggere questo libro può rappresentare una salutare secchiata di acqua gelida in faccia, capace di risvegliare anche il docente o il cultore della materia più addormentati nelle spire del “sonno dello storicismo” (si perdoni la parafrasi kantiana) da tale stato comatoso che sembra avvolgere come bambagia tanti autori di manuali di filosofia ancora in uso nelle nostre scuole superiori e nelle nostre accademie.


Citazione

Stefano Vaselli, “Achille C. Varzi e Claudio Calosi, Le tribolazioni del filosofare, Laterza, Roma – Bari, pp. 269”, in “APhEx 14”, 2016, pp. 26.

Numero della rivista

N° 14/2016-APhEx

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AUTORI&AUTRICI

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È stato coordinatore del Dipartimento di Filosofia e Storia presso il Liceo Classico Statale Giulio Cesare di Roma, dove ha insegnato di ruolo dal 2019 al 2023 (anno della sua scomparsa) le stesse discipline per il cui insegnamento nei licei si è abilitato nel 2001. Laureato a Roma nel 1996 con una tesi sul problema dell'identità personale nella filosofia analitica e nella filosofia della mente di Derek Parfit e Daniel Dennett, Vaselli ha conseguito il Dottorato di ricerca in Filosofia Teoretica presso l'Università degli Studi di Torino nel 2018, e il dottorato in Logica ed Epistemologia presso l'Università "La Sapienza" di Roma nel 2004. Vaselli è stato autore di numerosi saggi e articoli in italiano e in inglese nel campo dell'ontologia sociale, della filosofia delle scienze sociali, dell'epistemologia analitica, e in filosofia analitica della storia. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo il libro "Il Posto dei fatti in un mondo di eventi" (Mimesis, 2016).

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